Riassumendo quindi le considerazioni sul movimento di macchina, possiamo dire che esso svolge funzioni diverse come quella di accompagnare e assecondare il movimento dei personaggi e svolge anche funzione esplorativa, connettiva (si ricordi il passaggio veloce dalla diligenza agli indiani che associa la vittima al carnefice) e spesso drammatica, quando sottolinea ed evidenzia qualcosa come in questo caso. Ricordiamo che le varie funzioni dei movimenti di macchina possono coesistere.
Nella parte finale della sequenza si fa uso dello zoom, dopo che nella precedente inquadratura già c’è stato un primo piano di Teresa, per tornare a mostrarci l’immagine sottolineando con questo movimento di macchina in avanti la drammaticità della situazione. Molti critici dell’epoca giudicarono immorale tale scelta del regista Pontecorvo, che fu accusato di aver inutilmente evidenziato quella immagine, speculando sul dolore che essa evoca.
Il film italiano “Kapò” racconta di un gruppo di donne all’interno di un lager nazista e la scena analizzata è forse una delle più famose del film in cui la deportata Teresa è interpretata da Emmanuelle Riva. Teresa, nonostante avesse giurato di non degradare la sua persona e di non perdere la propria dignità durante la prigionia pur nelle condizioni di straordinaria indigenza in cui si trovava, tradisce questo suo giuramento e ruba, per poi arrivare a togliersi la vita gettandosi sul filo spinato del recinto del lager in cui c’è l’alta tensione elettrica.