CORSO SUL CINEMA

introduzione al linguaggio filmico

“Il Melomane” (Georges Méliès, 1903)
2010 - A cura di Luciano Piazza, con la collaborazione di Silvia Lombardi
Approfondimenti su Wikipedia: il regista, il film
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IL CINEMA DELLE ORIGINI
l'effetto speciale in funzione del racconto
la dissolvenza
il film e la sua funzione metafilmica

A proposito di questa idea di manipolazione della realtà e di primitivo montaggio (rimanendo sempre nell’ambito delle origini del cinema) quasi contemporaneamente ai Lumiére troviamo un altro pioniere: Georges Méliès, già prestigiatore e illusionista, che, avvalendosi delle invenzioni dei fratelli Lumiére, ebbe l’idea di utilizzare il cinema non per riprodurre la realtà, ma per inventare dei mondi nuovi che fino a quel momento erano stati solo immaginati. Méliès, regista e cineasta dei "mondi impossibili che diventano possibili", introdusse l’illusione, che va aldilà della semplice riproduzione del movimento e fa leva sul fatto che il cinema si basa sull’”illusione del movimento”, movimento generato dalla scansione di fotogrammi statici ad una determinata velocità (oggi è 24 f/s). Nel Melomane, Méliès aggiunge a tale insita illusione anche la magia, cioè effetti speciali e trucchi, inventandosi la figura dell’amante della musica, il melomane appunto, che è anche il compositore e il direttore d’orchestra che si stacca la testa e l’attacca alle corde del pentagramma. Questo trucco lo ottiene utilizzando la “dissolvenza”, un sistema di sovraimpressione di immagini diverse. Méliès si è limitato a fare una serie di copie della testa della figura del melomane, ritagliandole e incollandole, sovrapponendole alla pellicola in corrispondenza delle righe del pentagramma per poi toglierle nel fotogramma successivo, usando la tecnica del montaggio manuale o artigianale. L’impressione di continuità che si ottiene fa sì che la testa tenda a dissolversi creando questo effetto magico.

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Possiamo vedere il pentagramma che si è riempito di note, ma anche una serie di figure che accompagnano il melomane sullo schermo. Questi due elementi ci autorizzano a fare ulteriori considerazioni: le teste sono la proiezione del melomane stesso e ogni nota è intesa come la proiezione della mente del compositore che contemporaneamente fa anche interpretare la sua composizione. Si può quindi affermare che in questa opera di Méliès siano concentrati e rappresentati i vari ruoli del Cinema: il soggettista, colui che pensa alla storia e la scrive (possiamo considerala come prima bozza di sceneggiatura), lo sceneggiatore, il regista, cioè colui che dirige sulla scena e gli interpreti, coloro che interpretano la scrittura del film sotto la direzione del regista. Questo filmino di Méliès assume quasi una dimensione metafilmica, nella misura in cui egli crea una metafora del Cinema: facendo il film parla del film e dei ruoli necessari alla sua realizzazione.

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