CORSO SUL CINEMA

introduzione al linguaggio filmico

“Il grande boccone” (James Williamson, 1901)
2010 - A cura di Luciano Piazza, con la collaborazione di Silvia Lombardi
Approfondimenti su Wikipedia: il regista, il film
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IL CINEMA DELLE ORIGINI
la paura di avvicinarsi troppo al centro della scena

Questo è il più bizzarro del filmini della scuola inglese in cui si lavora sulla dialettica fra "il vicino e il lontano", sulla curiosità di spingersi sempre oltre le frontiere del visibile; è il film metafora della paura dello spettatore di avvicinarsi troppo all’obbiettivo. La mdp è ancora fissa e non c’è il montaggio che ci permette di unire inquadrature a diversa distanza. Nel filmino è il personaggio che si avvicina fisicamente alla mdp fino ad ingoiarla insieme al cineoperatore. È interessante osservare che Il film si suddivide in tre fasi a cui corrispondono tre inquadrature diverse.

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La prima inquadratura, anche se immediatamente non ce ne rendiamo conto, è una soggettiva perché  guardiamo con l’occhio del cineoperatore;

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La seconda non è più in soggettiva, visto che il soggetto, cioè il cineoperatore che guarda, sta per essere ingoiato ed entrare nella bocca del personaggio ripreso.

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La terza ed ultima inquadratura è uguale alla prima ma non può più essere considerata soggettiva visto che l’operatore è finito nella bocca del protagonista. Quindi, in questa nuova sperimentazione, assistiamo ad una soggettiva che non può più essere tale in quanto il soggetto è scomparso.

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