Tornando allo specifico filmato in esame, la mdp parte dal basso per salire e poi ritorna in basso; ma a che scopo? Nella sequenza scorrono i titoli di testa che sono, in ogni film, un luogo strategicamente fondamentale, da considerarsi come un indice e a volte anche un prologo o un’anticipazione concettuale del film stesso. Allora che cos’è “Riso Amaro”? Il film, girato nelle campagne vercellesi, è uno sguardo ravvicinato al mondo delle mondine; la sequenza iniziale parte dal particolare, con primi piani dei piedi e delle gambe delle persone inquadrate, parte quindi dalla dimensione personale e privata, quella dei personaggi della storia, interpretati da Gassman, Vallone, Mangano e Dowling. Dal particolare in basso sale fino a fornire uno sguardo più generale e ampio della dimensione di quell’ambiente di lavoro, con un campo lungo sulle risaie vercellesi e sulle mondariso, collocando la storia in un contesto sociale e politico più vasto, tipico del movimento culturale neorealista sviluppatosi nell’immediato dopoguerra e che ebbe un influsso importante anche nel Cinema.
In questo sequenza iniziale del film su cui scorrono i titoli di testa, la mdp è montata su una gru, cioè su un braccio meccanico che la fa muovere in verticale verso l’alto o verso il basso; è bene chiarire che tale movimento di macchina non deve essere confuso con la panoramica verticale dove la macchina rimane fissa sul suo cavalletto mentre ruota su un proprio asse orizzontale.
Nel filmato, tratto da un classico film neorealista italiano del 1949, il regista De Santis fa uso di estesi movimenti di gru, straordinari per l’epoca, che si associano in alcuni momenti a delle panoramiche, come succede sempre più spesso nel cinema moderno in cui i vari movimenti di macchina si estendono uno nell’altro o si sovrappongono e coesistono dando origine a movimenti più complessi e articolati.