Lo spezzone analizzato è tratto da un film dell’inizio degli anni ’90 “L’ultimo dei Mohicani” di Micheal Mann. Alcune inquadrature di questa sequenza, generalmente le più brevi, anche più sporche o fuori fuoco, sono effettivamente state girate con la macchina a mano posata sulla spalla dell’operatore, che è coinvolto in qualche modo nell’azione con piani ravvicinati e dettagli al fine di accentuare il senso di partecipazione alla scena e creare un’impressione di realtà. Spesso la macchina a mano è usata per soggettive in scene di scontri fisici, di personaggi che si scagliano con violenza contro un altro, con le immagini spesso imprecise, con discontinuità visive come se il personaggio fosse disturbato nella visione a causa di ferite o di altri impedimenti.
Nel panorama dei vari movimenti di macchina, vediamo quello in cui la mdp viene portata a mano o messa in spalla dall’operatore. Questa tecnica viene usata dal Cinema documentaristico per rendere maggiormente la percezione della realtà o dal cinema d’azione per far sì che lo spettatore si senta il più possibile dentro la scena, creando dei punti di vista che possono essere verosimilmente quelli di un personaggio che sta dentro la scena stessa, quindi con un punto di vista continuamente mutevole, spesso confuso, spesso affannoso.