CORSO SUL CINEMA

introduzione al linguaggio filmico

tratto da: “Quarto potere” (Orson Wells, 1941)
2010 - A cura di Luciano Piazza, con la collaborazione di Silvia Lombardi
Approfondimenti su Wikipedia: il regista, il film
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IL MONTAGGIO
il montaggio classico o montaggio invisibile
il lavoro sullo spazio: lo spazio a 180°
il montaggio e il lavoro sul tempo

Il montaggio più conosciuto è quello classico o invisibile, il montaggio hollywoodiano. Esaminando il filmato, tratto da “Quarto potere” di Wells, che rimane un’opera esemplificativa per tanti aspetti, si deve porre l’attenzione a come nella sequenza venga segmentato lo spazio, pur rispettando la posizione originale dei personaggi: a sinistra il cittadino Kane e a destra la moglie. La sequenza si apre con una inquadratura frontale e una carrellata ottica per entrare e una per uscire dalla scena. Nella scena stessa ci sono sempre i due personaggi che lo spettatore vede sempre nelle stesse posizioni anche quando con il montaggio si cambiano le immagini: l’uomo si trova sempre rivolto da sinistra verso destra e la donna da destra verso sinistra.

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Si nota anche che la mdp mantiene quella prospettiva di sguardo frontale rispetto ai personaggi e fa sì che si costruisca uno sorta di spazio a 180° che sta di fronte ai personaggi stessi: uno spazio che è delineato da una retta virtuale, che potremmo immaginare come linea di congiunzione delle due figure o la linea del palco virtuale del teatro di posa. Quindi  non c’è nessun punto di vista che scavalchi questa linea  immaginaria: proprio per questo, il montaggio classico o hollywoodiano è detto il montaggio dello spazio a 180°. Il punto di vista cambia, ma tutte le variazioni stanno all’interno di questo spazio a 180° verso cui lo spettatore, che osserva la scena,  è posto in posizione frontale. Questo tecnica svolge una funzione fondamentale:  impedisce che lo spettatore si accorga del montaggio. Tale modalità rende leggero e pressoché invisibile il cambio dell’inquadratura e del suo punto di vista allo scopo di inserire lo spettatore in una realtà che non va discussa e che va accettata con la maggior naturalezza e disinvoltura possibile. Lo spettatore, inconsapevole,  non deve accorgersi di nulla, deve farsi coinvolgere, deve sognare e deve percepire quello che vede sullo schermo come una normale riproduzione dell’indiscutibile realtà.

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Ma oltre all’intervento sullo spazio, Wells in questo filmato compie un lavoro anche sul tempo, utilizzando immagini di passaggio con un veloce effetto rotativa che ci rappresentano il tempo che passa. I personaggi mantengono la stessa posizione, ma modificano il loro aspetto; tale trasformazione ha un duplice scopo espressivo: rivela l’invecchiamento dei protagonisti ma anche lo sgretolamento del loro rapporto.

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