CORSO SUL CINEMA
introduzione al linguaggio filmico
IL MONTAGGIO
il montaggio classico o montaggio invisibile
il lavoro sullo spazio: lo spazio a 180°
il montaggio e il lavoro sul tempo
Il montaggio più conosciuto è quello classico o invisibile, il montaggio hollywoodiano. Esaminando il filmato, tratto da “Quarto potere” di Wells, che rimane un’opera esemplificativa per tanti aspetti, si deve porre l’attenzione a come nella sequenza venga segmentato lo spazio, pur rispettando la posizione originale dei personaggi: a sinistra il cittadino Kane e a destra la moglie. La sequenza si apre con una inquadratura frontale e una carrellata ottica per entrare e una per uscire dalla scena. Nella scena stessa ci sono sempre i due personaggi che lo spettatore vede sempre nelle stesse posizioni anche quando con il montaggio si cambiano le immagini: l’uomo si trova sempre rivolto da sinistra verso destra e la donna da destra verso sinistra.
Si nota anche che la mdp mantiene quella prospettiva di sguardo frontale rispetto ai personaggi e fa sì che si costruisca uno sorta di spazio a 180° che sta di fronte ai personaggi stessi: uno spazio che è delineato da una retta virtuale, che potremmo immaginare come linea di congiunzione delle due figure o la linea del palco virtuale del teatro di posa. Quindi non c’è nessun punto di vista che scavalchi questa linea immaginaria: proprio per questo, il montaggio classico o hollywoodiano è detto il montaggio dello spazio a 180°. Il punto di vista cambia, ma tutte le variazioni stanno all’interno di questo spazio a 180° verso cui lo spettatore, che osserva la scena, è posto in posizione frontale. Questo tecnica svolge una funzione fondamentale: impedisce che lo spettatore si accorga del montaggio. Tale modalità rende leggero e pressoché invisibile il cambio dell’inquadratura e del suo punto di vista allo scopo di inserire lo spettatore in una realtà che non va discussa e che va accettata con la maggior naturalezza e disinvoltura possibile. Lo spettatore, inconsapevole, non deve accorgersi di nulla, deve farsi coinvolgere, deve sognare e deve percepire quello che vede sullo schermo come una normale riproduzione dell’indiscutibile realtà.
Ma oltre all’intervento sullo spazio, Wells in questo filmato compie un lavoro anche sul tempo, utilizzando immagini di passaggio con un veloce effetto rotativa che ci rappresentano il tempo che passa. I personaggi mantengono la stessa posizione, ma modificano il loro aspetto; tale trasformazione ha un duplice scopo espressivo: rivela l’invecchiamento dei protagonisti ma anche lo sgretolamento del loro rapporto.