CORSO SUL CINEMA

introduzione al linguaggio filmico

tratto da: “Ottobre” (Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1927)
2010 - A cura di Luciano Piazza, con la collaborazione di Silvia Lombardi
Approfondimenti su Wikipedia: il regista, il film
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IL MONTAGGIO
il montaggio connotativo
e il montaggio ideologico sovietico

Ora vediamo un tipo e una ideologia di montaggio diversa in funzione del discorso che il regista vuole fare in un determinato contesto e con un ben preciso scopo. Il montaggio classico hollywoodiano, come dicevamo, segue una sua logica e una sua ideologia: deve essere invisibile allo spettatore, deve farlo sprofondare quasi in uno stato ipnotico e di totale immersione nella storia fino a perdere la consapevolezza del medium cinematografico. In questo modo lo spettatore segue la storia passivamente così come gli viene rappresentata e non la mette in discussione. Nel montaggio cosiddetto “ideologico sovietico”, che si afferma nella Russia sovietica degli anni ’20 subito dopo la Rivoluzione d’Ottobre, la logica è diversa e gli intenti degli autori sono opposti. Lo spettatore, guardando il film, avrebbe dovuto sviluppare una coscienza critica della realtà, quella legata al precedente regime zarista e quindi con evidenti intenti propagandistici a favore del neoregime sovietico. Lo spettatore doveva essere sferzato, fustigato, stimolato a pensare in un certo modo. Ecco che nasce un tipo di montaggio diverso, tutto costruito sulle associazioni delle forme, sulle loro attrazioni e repulsioni e quindi sulle relazioni tra le immagini non basate sulla coerenza di movimento o di azione e del tipo causa-effetto.

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Un esempio di montaggio ideologico lo vediamo in questa sequenza tratta da “Ottobre” di Ėjzenštejn che doveva essere parte di una grande celebrazione del decimo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre del 1917. La scena rappresentata nel filmato è quella che precede l’ingresso di Aleksandr Kerenskij al cospetto dello Zar, per ricevere l’incarico di primo ministro della Russia, immediatamente prima che i bolscevichi andassero al potere. Kerenskij era un politico russo di idee socialiste, ma sostanzialmente un moderato; la sua figura non era ben vista dai rivoluzionari bolscevichi e Ėjzenštejn lo dimostra con i primi piani grotteschi e ghignanti che lo ridicolizzano.

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Esaminando la sequenza delle inquadrature, lo spettatore non vede né azione e né movimento, ma nemmeno può mettere in relazione fra loro le figure con le classiche associazioni di causa-effetto, tipiche del montaggio hollywoodiano. Il volto di Kerenskij viene associato agli stivali di pelle nera lucidissima, elegantissimi, così come i suoi guanti sempre di pelle nera, abbinati agli stivali che connotano l’eleganza di Kerenskij. L’atteggiamento marziale del personaggio contrasta col carattere un po’ grottesco e piuttosto mostruoso del suo volto. Si ricorda che il film era stato prodotto per un pubblico di proletari, i principali destinatari della Rivoluzione. La figura di Kerenskij, un militare elegante, che ostenta la sua ricchezza, ambizioso, viene mostrata in questo modo lontana e contrapposta alle condizioni dei proletari con i connotati di un nemico.

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In un'ulteriore inquadratura Kerenskij viene associato alla corona, quindi al sistema zarista, per mettere in evidenza il suo essere conservatore e amico dello zar.

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Il montaggio, presentando il primo piano del volto del personaggio alternato e associato a diversi oggetti e a quei particolari (guanti, stivali, coda del pavone, ecc.) assegna al personaggio stesso degli attributi e delle caratteristiche; al primo piano di Kerenskij si alterna quello di una scultura elegante di pavone che ruota, che apre e ostenta la sua coda. Il messaggio che passa è che “l’elegante Kerenskij è come un pavone”.

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Ėjzenštejn, inoltre, con il suo montaggio, crea associazioni non solo fra le forme ma anche fra i movimenti: si inquadra la coda del pavone che si apre contemporaneamente all’apertura del portone e a seguire si fa vedere l’ingresso “pavoneggiante” di Kerenskij nella stanza dello Zar. Mentre nel montaggio classico la ricerca della coerenza e del raccordo fra un’inquadratura e l’altra era fondamentale per non distrarre lo spettatore, il montaggio Ėjzenštejano, di tipo connotativo, è fatto di associazioni, similitudini e/o contrasti fra le varie inquadrature, ha lo scopo di creare significati nuovi per far pensare e non per narrare fatti di una realtà indiscutibile.

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